Coe e Ovett "I Rivali Perfetti" di Ruggeri

15 Aprile 2016

Maurizio Ruggeri per Absolutely Free racconta una delle contrapposizioni che hanno fatto la storia dello sport: “Steve Ovett e Sebastian Coe; se amavi uno, odiavi l’altro”. 

di Giorgio Cimbrico

I Rivali Perfetti” contiene già nel sottotitolo tutto quello che, come un fiume, scorrerà pagina dopo pagina: “Steve Ovett e Sebastian Coe; se amavi uno, odiavi l’altro”. L’autore è Maurizio Ruggeri, l’editore è Absolutely Free che di sport ne ha stampato molto, sempre con piacere.
Ruggeri – voce, più che volto, della Rai – ha atteso per scriverlo lo scoccare del sessantesimo anno mantenendo il tono appassionato di chi ha amato e continua ad amare lo sport, i suoi protagonisti, le sue vicende, le glorie e le opere al nero. Perché lo sport è una storia a tutto tondo, a infinite dimensioni, e diventa straordinario quando sa offrire il cocktail di spezie o il gusto profondo del faccia a faccia, dello scontro. E il gusto diventa formidabile – soprattutto indimenticabile - quando il tempo concede due contemporanei immersi nella più totale diversità.
La rivalità è benzina, linfa, whisky d’annata da buttar giù con gioia e riconoscenza. Il single Achille era lontano da Ettore padre di famiglia e loro, Steve e Seb, erano lontani, per aspetto,educazione, origini, convinzioni, per di più calati in un periodo storico difficile e controverso: la Gran Bretagna di Margaret Thatcher, dell’attacco allo stato sociale, della task force inviata, in un fremito imperiale, nel vento teso e nel mare color piombo delle Falkland. Quanto avrà gradito la Lady di Ferro che uno degli atleti più famosi del paese amasse esibirsi portando addosso una maglietta stinta dell’Unione Sovietica? Seb, futuro Sir, futuro Lord, futuro vertice dei Giochi di Londra, ora a capo della IAAF, non commise mai passi falsi, neppure nell’abbigliamento. Si spartirono il mondo, invasero l’uno i domini dell’altro, diedero vita ai dieci giorni che sconvolsero il miglio, prima di scegliere strade molto diverse. Il bello del libro di Ruggeri è che l’autore fa il tifo per Ovett e non lo nasconde, in nome di una stereotipata par condicio. Per una vecchia e genuina adesione, per la lievità e l’anticonformismo espressi, per quelle parole che gli sono state confidate da Steve durante un’intervista sull’asse Roma-Melbourne: “Sono sorpreso che vengano ancora ricordati quegli anni. Tutto sommato, correvamo in circolo, mica salvavamo vite”.  Nella natia e balneare Brighton a Steve hanno dedicato una statua in bronzo che è stata rubata e sostituita con una copia. Quella di Coe non esiste (ancora) ma nessuno si azzarderebbe a rubarla. Se William Shakespeare (o chi, da anonimo, ne scrisse commedie e tragedie) li avesse conosciuti, a Seb avrebbe affidato la parte di Enrico V, a Steve quella di Mastro Pistola.

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