Assoluti: nell'alto tre farfalle azzurre

22 Giugno 2016

di Giorgio Cimbrico

Tre azzurre oltre 1,90, tre azzurre nelle prime 25 del mondo: soltanto gli Usa ne hanno una in più, l’Ucraina è alla pari, la Gran Bretagna è a quota 2 per merito di due eptathlete, tutti gli altri paesi in ordine sparso. In una virtuale combinata uomini più donne, l’Italia ha fortissime chances di recitare da paese guida del globo. Se l’esercizio è una palese metafora di slancio, di decollo, di volo verso elevati – e azzurri - spazi, lo scenario diventa decisamente beneaugurante.

Dando per buone le indicazioni fornite dalle schede personali e usando le categorie di peso del pugilato (femminile), Erika Furlani, 51 kg, appartiene ai mosca, Desirée Rossit, 53, ai gallo, Alessia Trost, 66, gravita tra i superleggeri e i welter: nel ring senza corde della pedana lotteranno tutte assieme. Due poliziotte contro una finanziera.

La novità, quasi violenta, della stagione viene da Desirèe che a Namur salta 1,94, che a Bressanone aggiunge altri 3 centimetri e per la prima volta va a sentire che tempo fa a 2,00, che a Stoccolma, vestita come un’escursionista impegnata in un giro delle highlands scozzesi in pieno febbraio, finisce NM, senza misura: tre errori a 1,81. “Siamo in Svezia, cosa credevi?”, esclama in un fuorionda Alessia, rivolta a chi si lamenta per la situazione climatica e per lo stato della pedana del vecchio Olimpico in mattoni.

Friulana come Desirée, ma meno freddolosa, si esibisce in tenuta classica, salta 1,90 e per la seconda volta in stagione, dopo Eugene, mette le mani su punti di Diamond League.

Sottile ed elegante come una di quelle mannequin che hanno fatto la gioia di Coco Chanel, Erika, argento ai Mondiali giovanili d Donetsk, figlia di Marcello azzurro nell’alto e di Kathy Seck sprinter senegalese, non ha ancora frequentato questi palcoscenici. Li sogna e ha il vantaggio dell’età: 20 anni a gennaio, contro i 23 di Alessia e i 22 di Desirée che ha appena ceduto alla polacca Kamila Licwinko, 1,99, la miglior misura mondiale dell’anno. Il vertice assoluto della signorina Furlani, 1,91, è venuto su una pedana che conosce benissimo, quella reatina che sta per ospitare la disfida tricolore. L’approdo tra le prime dieci azzurre di sempre è l’obiettivo: per avere accesso, necessario aggiungere un altro centimetro.

Al club già appartengono sia Alessia che Desirée, terza e quarta nella dimensione delle competizioni all’aperto, entrambe allenate da Gianfranco Chessa, sardo-genovese trapiantato in Friuli, il tecnico che ha plasmato la terza duemetrista della storia atletica d’Italia. E che ora ha un nuovo asso nella manica.

Come capita per tutti i record dello stadio “Raul Guidobaldi”, anche quello dell’alto femminile è in una dimensione irraggiungibile.

2,06 d Stefka Kostadinova l’8 settembre 1987, otto giorni dopo che la bulgara aveva conquistato all’Olimpico il titolo mondiale valicando una quota, 2,09, che nessuna ha ancora saputo superare e che tra non molto entrerà nel trentesimo anno di regno.

Osso duro da rodere anche il record dei campionati, il 2,01 che Antonietta Di Martino scavalcò a Grosseto il 30 giugno di sei anni fa per la sua sesta maglia tricolore. A quel punto il titolo europeo sembrava molto vicino ma a Montjuich la qualificazione risultò fatale alla piccola-grande donna che di recente è tornata ad assaggiare una pedana, quella del giavellotto. Chi ha provato le multiple, non smette di sentire addosso vecchi brividi.

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